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Nuovo Campus di Architettura del Politecnico di Milano

La giornalista Federica Cavadini del Corriere della Sera intervista l’architetto Ottavio Di Blasi nello studio di via Lomazzo.
Piazze verdi con alberi e panchine come spazi di lavoro e terrazze a livello strada anche queste utilizzabili dagli universitari e per esposizioni.
Nuovi edifici, ferro, vetrate e grandi aule, accanto a quelli storici, il Trifoglio e la Nave di Gio Ponti, ristrutturati e valorizzati.
Così sarà, tempo un anno, la nuova sede di Architettura del Politecnico a Città Studi.
Così nel 2015 Renzo Piano l’ha immaginata e disegnata nello schizzo regalato al «suo» ateneo, un campus urbano in un «Bosco» di cento alberi.
Il cantiere è aperto da agosto, le demolizioni sono concluse e si inizia a costruire, a dicembre 2019 è prevista la consegna.

Il progetto è stato sviluppato da Ottavio Di Blasi, che con l’archistar genovese ha lavorato ed è ancora impegnato, dallo stadio di Bari nel ’90 al gruppo G124 sulle periferie e anche lui è un ex studente del Politecnico.
Nel suo studio di via Lomazzo mostra disegni e immagini.
«Un chilometro verde che unisce due pezzi di città» dice indicando una linea che va dal parco della piscina Romano, in via Zanoia, fino a via Celoria.
In mezzo c’è via Bonardi, tram e auto.
«Con la via chiusa al traffico almeno nella parte centrale si potrà riunire il campus Leonardo che adesso è collegato da un tunnel angusto», sottolinea l’architetto.
Dall’assessorato all’Urbanistica di Pierfrancesco Maran fanno sapere che «si sta valutando la proposta presentata dall’università, all’interno del progetto per la futura Città Studi».
Intanto il campus ideato da Renzo Piano è in costruzione.

«I nuovi edifici non sono architetture protagoniste, si è tenuto un profilo basso per lasciare spazio a quelli storici, che abbiamo ristrutturato e valorizzato», dice Di Blasi.
Mostra le immagini e spiega.
C’è la Nave, che torna come era in origine: «Con il piano terra aperto, era stato chiuso negli anni Ottanta, sarà ancora attraversabile».
C’è il Trifoglio di Gio Ponti dove i lavori di ristrutturazione sono già iniziati: «Abbiamo scoperto un grande soffitto a cassettoni in cemento che era invisibile, sarà restaurato e mostrato».
Poi i tre nuovi edifici da costruire: «Sono uguali. Stessi serramenti, solai, strutture in ferro, vetrate.
E sono assemblati, come si monta il Lego, abbiamo utilizzato queste tecnica per contenere tempi e spesa.
Avevamo diciotto mesi in tutto, per demolire, costruire, ristrutturare».

Nel disegno ecco l’edificio su via Bonardi, il Laboratorio Modelli: «Sarà il cuore del campus, il luogo dove sono riunite l’attività manuale e di studio che caratterizzano il Politecnico di Milano».
Mostra i portali in acciaio, i solai in legno e la terrazza «praticabile»: «Utilizzabile, per gli studenti e anche come spazio espositivo, per il Fuorisalone o altre iniziative — spiega —.
È poco più alta del piano strada perché l’edificio è ribassato, tutto il campus lo è, come una vasca».
Attraverso le vetrate del laboratorio, su 1.200 metri quadrati, si vedrà la lavorazione di legno e metallo, l’area studio, quella della modellistica digitale con le stampanti 3D e quella dell’assemblaggio.

Gli altri due edifici sono accanto al Trifoglio e alla Nave e lì sono ricavate le grandi aule che mancavano al Politecnico.
Da una parte quattro spazi da centoventi posti, dall’altra altri due che si possono anche combinare,complessivamente l’università avrà ottocento nuovi posti.
«L’obiettivo era aumentare non soltanto la quantità ma anche la qualità degli spazi. Ed ecco cosa cambia: le aule per le lezioni frontali e per lo studio adesso sono uguali. La luce si controlla con un sistema di veneziane interne. E il sistema di impianti è stato razionalizzato: un anello di tubi serve tutti gli edifici. La nuova sede di Architettura sarà anche un modello di efficienza energetica».

Il tema centrale, spiega l’architetto che ha sviluppato l’idea di Renzo Piano è quello di un «sistema verde» che attraversa gli edifici e unisce due pezzi di città, e aggiunge spazi: «È stato eliminato il parcheggio e c’è un n uovo parterre, un piano di cemento con centotrenta alberi e panchine con connessione, perché anche l’area esterna sia utilizzabile. E nei nuovi edifici abbiamo ricavato le aule che servivano».

A tre anni da quel disegno regalato da Renzo Piano, e con una donazione di un altro alumno dell’ateneoper le spese del progetto, il Politecnico va avanti sul nuovo campus della sede storica. I cantieri sono aperti da agosto, le demolizioni completate.
«Fra tecnici e operai ci sono novanta persone al lavoro. E siamo nei tempi. Abbiamo anche incontrato i comitati di quartiere che chiedevano chiarimenti — precisa Di Blasi —. Superate anche le perplessità che alcuni residenti avevano sull’edificio che si affaccia sul parco della piscina».
A dicembre del prossimo anno la consegna.

Leggi l’articolo sul Corriere della Sera Milano, il «chilometro verde» di Renzo Piano trasforma il campus del Politecnico

Memorial di Gorée. Il 28 novembre la presentazione del progetto a Dakar

Sarà presentato il 28 novembre il progetto del Memorial di Gorée che sorgerà sul punto più occidentale del continente africano.
Nell’ambito del 15° Vertice della Francofonia, che si svolgerà a Dakar, la Fondazione Gorée renderà pubblico il progetto del memoriale con cui si intende ricordare la tratta degli schiavi che dal XVI al XIX secolo ha visto la deportazione di circa 12 milioni di africani.
Il Memorial sorgerà sulla corniche ovest della città di Dakar, in zona molto centrale, guardando la linea dell’orizzonte sul mare, verso le Americhe. A pochi chilometri, con un servizio di imbarcazione, sarà possibile raggiungere l’isoletta di Gorée.
Il progetto dell’architetto milanese Ottavio Di Blasi è vincitore del Concorso Internazionale bandito da UNESCO e UIA.
L’idea è quella di due forme complementari che dialogano tra loro: la cupola bassa, piena e convessa, che contiene e protegge le attività del memoriale; ed una concava e “vuota” che guarda l’oceano.
Quel “vuoto” è il grembo di una madre, a cui qualcosa è stato strappato.
Il Memorial sarà alto 105 metri e sarà l’edificio in legno più alto del mondo.
La struttura ospiterà un centro studi affiancato ad una biblioteca specializzata sui temi della tratta che comprenderà, tra l’altro, la donazione libraria fatta dal Presidente Barak Obama, una sala per proiezioni ed uno spazio per esposizioni.

Dakar, 28 novembre 2014, ore 18:00 Camera di Commercio di Dakar http://www.fondationgoree.org/http://www.memorialdegoree.org/

Rammendare le periferie. L’articolo dell’architetto Di Blasi sul sito del G124

Risvegliare le coscienze sul tema delle periferie, che non vanno più considerate “altro” rispetto alla città, ma esse stesse parte integrante del tessuto urbano: è il tema dell’articolo dell’architetto Di Blasi, scritto per la rivista Arketipo e poi riportato sul sito del G124, il gruppo di lavoro istituito dal senatore Renzo Piano e di cui l’architetto fa parte.

Leggi l’articolo Rammendare la periferia con i laboratori di quartiere

Campus Universitario di Novara. Riaprono i cantieri

Dovrebbero ripartire in autunno i lavori per le nuove aule nel complesso universitario delle ex caserme Perrone a Novara.
Sono già quasi concluse, invece, le opere per le residenze e la mensa. Il blocco erra arrivato a causa dei problemi finanziari dell’impresa, nell’estate del 2013.
Previsti ora altri 5-6 mesi di lavoro per vetri, pavimenti e tinteggiatura.

FONTE: La stampa http://www.lastampa.it/2014/08/27/edizioni/novara/universit-avogadro-riparte-il-cantiere-per-le-aule-gcg8IcLB0I1dCv8dftED9I/pagina.html

Cimitero Americano di Nettuno: inaugurato il nuovo centro visitatori

Si è svolta, lo scorso 26 maggio, l’inaugurazione del nuovo Centro Visitatori del Cimitero Americano di Nettuno.
La Commissione Americana per i Monumenti di Guerra, che ha sede in Washington D.C.,  nel 2011 ha commissionato all’architetto Ottavio Di Blasi la realizzazione del nuovo Centro Visitatori.
Il nuovo edificio è stato concepito come il naturale completamento di quello esistente, destinato all’accoglienza dei visitatori, ma  ormai troppo piccolo; della vecchia “Family Room” riprende la geometria e la muratura in tufo, diventandone così la naturale prosecuzione, al di là del piccolo giardino che separa i due volumi.
L’ ingresso e gli uffici sono invece in un corpo adiacente, realizzato in bronzo. La sua forma si stacca dalla superficie del muro in tufo e si incurva per enfatizzare e rendere evidente l’ingresso.
All’interno si trova un grande spazio museale che ospita la mostra sulla campagna d’Italia dell’ US Army.